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L’appello del Segretario Generale, Francesco Cavallaro, intervenuto all’evento organizzato dall’associazione ‘L’Alba del terzo Millennio’ dal titolo “Il lavoro del futuro e il mismatch formativo”
Il lavoro è ancora la prima preoccupazione degli Italiani. Un dato di fatto emerso nel corso dell’appuntamento con le Conferenze del “Club della Colomba della Civiltà”, organizzato dall’associazione culturale L’Alba del Terzo millennio presieduta da Sara Iannone e dedicato al tema “Il lavoro del futuro e il mismatch formativo”.
Al dibattito, moderato dal direttore di Rai News 24, Paolo Petrecca, sono intervenuti il sen. Claudio Durigon, sottosegretario del Lavoro e delle Politiche Sociali, il sen. Roberto Marti, presidente VII Commissione Senato (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport), il dott. Stefano Commini, imprenditore, già presidente Confindustria Giovani, il prof Eugenio Gaudio, presidente Fondazione Roma Sapienza e il Segretario Generale della Cisal, Francesco Cavallaro, il quale ha sottolineato l’importanza di affrontare il cambiamento in corso nel mondo del lavoro e di concentrarsi sulle sfide che il futuro presenta.
“Non possiamo ignorare il fatto che il mondo del lavoro sta subendo trasformazioni significative – ha spiegato il sindacalista – dobbiamo prepararci adeguatamente e garantire che i lavoratori siano pronti ad affrontare le nuove sfide”.
Cavallaro ha ammesso senza giri di parole: “Dobbiamo dirci con franchezza che le politiche attive sul lavoro in questo Paese non hanno funzionato”. A sostegno della sua tesi il Segretario generale della Cisal ha citato i dati di Eurostat, secondo cui i ragazzi italiani inattivi sono il 17,7%, il tasso più alto tra i ventisette Paesi UE”. Stando alle statistiche i NEET (i ragazzi che né studiano né lavorano) in Italia sono il 19%, pari a 1,6 milioni di giovani. Un dato che Cavallaro definisce “immorale, perché indica in maniera netta che bisogna assolutamente cambiare, rilanciando la centralità dell’occupazione giovanile, potenziando strumenti come l’apprendistato, promuovendo gli Istituti tecnici superiori e investendo su formule in grado di trattenere i talenti migliori, come ad esempio i dottorati industriali”.
Dalla riforma degli Its a quella della formazione professionale, dal liceo del Made in Italy alla revisione delle politiche attive del lavoro. “Abbiamo un’opportunità che non possiamo sprecare e questa opportunità si chiama Piano nazionale di Ripresa e Resilienza”.
“Bisogna mettere in campo”, continua Cavallaro, “delle azioni mirate di orientamento per una maggiore presenza (anche e soprattutto femminile) nelle scuole e nelle università che si occupano di discipline scientifiche perché è lì che il futuro ci chiama in causa”.
Laurea sì, ma non solo, quindi. “Il paradosso del nostro Paese”, ricorda il segretario generale della CISAL, “è che spesso le competenze degli individui con un livello di istruzione universitario non coincidono con le necessità delle aziende”.
Coerentemente con il suo ruolo a tutela dei diritti dei lavoratori, Francesco Cavallaro ha ribadito la necessità di un sistema previdenziale sostenibile: “Dobbiamo assicurarci che i lavoratori di oggi abbiano la possibilità di godere di pensioni dignitose domani. La sostenibilità e la dignità devono essere le parole chiave delle politiche di welfare pubblico”.
Inoltre, il Segretario generale ha sollevato il problema dell’inverno demografico: “L’invecchiamento della popolazione e la diminuzione delle nascite sono una sfida che dobbiamo affrontare con urgenza. Dobbiamo implementare politiche che favoriscano l’occupazione e riducano l’evasione contributiva per garantire la tenuta del sistema previdenziale”.
Infine una riflessione sul reddito di cittadinanza: una riflessione che riguarda un tema che ha tenuto banco a lungo in questo Paese e cioè il reddito di cittadinanza. ”Fu un errore confondere, in un’unica misura, cose diverse: il contrasto alla povertà (che è doveroso in un Paese civile) e le politiche attive del lavoro. È un errore che stiamo pagando e sul quale il governo ha fatto bene a innestare la retromarcia”.
Da qui l’appello conclusivo di Cavallaro: “Dobbiamo far capire ai giovani – e iniziative come queste sono utili anche per questo – che il lavoro non è una iattura o un obbligo. Il lavoro è il sentiero da percorrere per la propria realizzazione e per dare un contributo alla nostra società e, in buona sostanza, un senso e un significato alla nostra esistenza”.
L’appello del Segretario Generale, Francesco Cavallaro, intervenuto all’evento organizzato dall’associazione ‘L’Alba del terzo Millennio’ dal titolo “Il lavoro del futuro e il mismatch formativo”
Il lavoro è ancora la prima preoccupazione degli Italiani. Un dato di fatto emerso nel corso dell’appuntamento con le Conferenze del “Club della Colomba della Civiltà”, organizzato dall’associazione culturale L’Alba del Terzo millennio presieduta da Sara Iannone e dedicato al tema “Il lavoro del futuro e il mismatch formativo”.
Al dibattito, moderato dal direttore di Rai News 24, Paolo Petrecca, sono intervenuti il sen. Claudio Durigon, sottosegretario del Lavoro e delle Politiche Sociali, il sen. Roberto Marti, presidente VII Commissione Senato (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport), il dott. Stefano Commini, imprenditore, già presidente Confindustria Giovani, il prof Eugenio Gaudio, presidente Fondazione Roma Sapienza e il Segretario Generale della Cisal, Francesco Cavallaro, il quale ha sottolineato l’importanza di affrontare il cambiamento in corso nel mondo del lavoro e di concentrarsi sulle sfide che il futuro presenta.
“Non possiamo ignorare il fatto che il mondo del lavoro sta subendo trasformazioni significative – ha spiegato il sindacalista – dobbiamo prepararci adeguatamente e garantire che i lavoratori siano pronti ad affrontare le nuove sfide”.
Cavallaro ha ammesso senza giri di parole: “Dobbiamo dirci con franchezza che le politiche attive sul lavoro in questo Paese non hanno funzionato”. A sostegno della sua tesi il Segretario generale della Cisal ha citato i dati di Eurostat, secondo cui i ragazzi italiani inattivi sono il 17,7%, il tasso più alto tra i ventisette Paesi UE”. Stando alle statistiche i NEET (i ragazzi che né studiano né lavorano) in Italia sono il 19%, pari a 1,6 milioni di giovani. Un dato che Cavallaro definisce “immorale, perché indica in maniera netta che bisogna assolutamente cambiare, rilanciando la centralità dell’occupazione giovanile, potenziando strumenti come l’apprendistato, promuovendo gli Istituti tecnici superiori e investendo su formule in grado di trattenere i talenti migliori, come ad esempio i dottorati industriali”.
Dalla riforma degli Its a quella della formazione professionale, dal liceo del Made in Italy alla revisione delle politiche attive del lavoro. “Abbiamo un’opportunità che non possiamo sprecare e questa opportunità si chiama Piano nazionale di Ripresa e Resilienza”.
“Bisogna mettere in campo”, continua Cavallaro, “delle azioni mirate di orientamento per una maggiore presenza (anche e soprattutto femminile) nelle scuole e nelle università che si occupano di discipline scientifiche perché è lì che il futuro ci chiama in causa”.
Laurea sì, ma non solo, quindi. “Il paradosso del nostro Paese”, ricorda il segretario generale della CISAL, “è che spesso le competenze degli individui con un livello di istruzione universitario non coincidono con le necessità delle aziende”.
Coerentemente con il suo ruolo a tutela dei diritti dei lavoratori, Francesco Cavallaro ha ribadito la necessità di un sistema previdenziale sostenibile: “Dobbiamo assicurarci che i lavoratori di oggi abbiano la possibilità di godere di pensioni dignitose domani. La sostenibilità e la dignità devono essere le parole chiave delle politiche di welfare pubblico”.
Inoltre, il Segretario generale ha sollevato il problema dell’inverno demografico: “L’invecchiamento della popolazione e la diminuzione delle nascite sono una sfida che dobbiamo affrontare con urgenza. Dobbiamo implementare politiche che favoriscano l’occupazione e riducano l’evasione contributiva per garantire la tenuta del sistema previdenziale”.
Infine una riflessione sul reddito di cittadinanza: una riflessione che riguarda un tema che ha tenuto banco a lungo in questo Paese e cioè il reddito di cittadinanza. ”Fu un errore confondere, in un’unica misura, cose diverse: il contrasto alla povertà (che è doveroso in un Paese civile) e le politiche attive del lavoro. È un errore che stiamo pagando e sul quale il governo ha fatto bene a innestare la retromarcia”.
Da qui l’appello conclusivo di Cavallaro: “Dobbiamo far capire ai giovani – e iniziative come queste sono utili anche per questo – che il lavoro non è una iattura o un obbligo. Il lavoro è il sentiero da percorrere per la propria realizzazione e per dare un contributo alla nostra società e, in buona sostanza, un senso e un significato alla nostra esistenza”.
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