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Per il segretario generale delle federazione degli agenti di commercio, bisogna dare respiro alla categoria partendo dall’analisi degli sgravi fiscali fermi da 20 anni e dal regime previdenziale particolarmente gravoso
Recentemente Federagenti Cisal insieme a Cisal in rappresentanza della categoria e Unsic ed Anpit in rappresentanza delle aziende hanno firmato i nuovi Accordi Economici Collettivi del settore validi fino al 31 agosto 2026. Le parti datoriali firmatarie rappresentano principalmente medie e piccole imprese, che, come è noto, costituiscono la grande maggioranza del tessuto economico e produttivo nazionale. I nuovi Accordi hanno dovuto necessariamente tener conto della crisi economica e sociale seguita all’emergenza sanitaria da Covid-19 che non solo ha avuto effetti estremamente diversi a seconda delle dimensioni delle aziende e della collocazione geografica delle stesse, solo in parte ricomposti dalle pur incisive misure di sostegno del lavoro e delle imprese, ma che ha particolarmente inciso, in negativo, sulla categoria rappresentata accentuando il calo, evidenziatosi negli ultimi anni, di persone che scelgono questa professione. Ovviamente spetta in primis al governo ed al Parlamento intervenire sull’attuale impalco normativo che regola la professione di agente per renderla più appetibile ai giovani e soprattutto meno onerosa per chi questo lavoro lo fa ormai da tempo: un sistema di sgravi fiscali fermo da oltre 20 anni unito ad un regime previdenziale da molti ritenuto particolarmente gravoso sono questioni che devono essere affrontate e risolte con coraggio per cercare di dare respiro alla categoria e non possono certo trovare soluzione in un Accordo Economico Collettivo. Quello che invece un Accordo Economico Collettivo può e deve fare è tener conto delle realtà produttive, economiche e commerciali ed evitare che le stesse producano ulteriori effetti negativi sui soggetti che l’Accordo è invece chiamato a tutelare. E sotto questo punto Federagenti ritiene di aver raggiunto il suo scopo. Ci riferiamo in particolare al problema del commercio elettronico.
Come è noto a tutti il commercio elettronico è stato in costante crescita nell’ultimo decennio ed ha avuto una ulteriore accelerazione con la pandemia, rappresentando attualmente il primo e più grande ostacolo dell’intermediazione reale. Nel nuovo AEC si riconosce tra gli obblighi della Preponente e tra i diritti dell’Agente quello della corretta informazione circa l’utilizzo da parte della Azienda di canali promozionali e di vendita ulteriori rispetto al canale agenziale. In particolare, in sede di stipula del contratto di agenzia, o durante lo svolgimento del contratto, la Preponente dovrà comunicare l’eventuale utilizzo diretto di piattaforme di commercio elettronico, di call center e/o di siti web aziendali per promuovere e vendere i propri prodotti e/o servizi dichiarando anche se tali servizi possano essere utilizzati dai clienti rientranti nell’esclusiva attribuita all’agente. Non solo, nel caso di ordinativi di beni e servizi effettuati dai clienti tramite piattaforme di commercio elettronico, o call center o siti web aziendali, premessa la necessità di apposita specifica informativa all’agente circa l’utilizzo da parte dell’azienda di tali ulteriori canali promozionali, la Preponente debba comunque inviare all’Agente o Rappresentante idonea documentazione contabile (estratto conto o copie fatture) riconoscendo altresì, in assenza di patto contrario, all’Agente o Rappresentante per la zona o per la clientela affidate gli in esclusiva, una provvigione ridotta e pari al 60% dell’aliquota contrattualmente pattuita. Ad oggi l’AEC Federagenti è l’unico che offre una risposta concreta ed una tutela reale all’agente nei confronti del commercio elettronico.
Per il segretario generale delle federazione degli agenti di commercio, bisogna dare respiro alla categoria partendo dall’analisi degli sgravi fiscali fermi da 20 anni e dal regime previdenziale particolarmente gravoso
Recentemente Federagenti Cisal insieme a Cisal in rappresentanza della categoria e Unsic ed Anpit in rappresentanza delle aziende hanno firmato i nuovi Accordi Economici Collettivi del settore validi fino al 31 agosto 2026. Le parti datoriali firmatarie rappresentano principalmente medie e piccole imprese, che, come è noto, costituiscono la grande maggioranza del tessuto economico e produttivo nazionale. I nuovi Accordi hanno dovuto necessariamente tener conto della crisi economica e sociale seguita all’emergenza sanitaria da Covid-19 che non solo ha avuto effetti estremamente diversi a seconda delle dimensioni delle aziende e della collocazione geografica delle stesse, solo in parte ricomposti dalle pur incisive misure di sostegno del lavoro e delle imprese, ma che ha particolarmente inciso, in negativo, sulla categoria rappresentata accentuando il calo, evidenziatosi negli ultimi anni, di persone che scelgono questa professione. Ovviamente spetta in primis al governo ed al Parlamento intervenire sull’attuale impalco normativo che regola la professione di agente per renderla più appetibile ai giovani e soprattutto meno onerosa per chi questo lavoro lo fa ormai da tempo: un sistema di sgravi fiscali fermo da oltre 20 anni unito ad un regime previdenziale da molti ritenuto particolarmente gravoso sono questioni che devono essere affrontate e risolte con coraggio per cercare di dare respiro alla categoria e non possono certo trovare soluzione in un Accordo Economico Collettivo. Quello che invece un Accordo Economico Collettivo può e deve fare è tener conto delle realtà produttive, economiche e commerciali ed evitare che le stesse producano ulteriori effetti negativi sui soggetti che l’Accordo è invece chiamato a tutelare. E sotto questo punto Federagenti ritiene di aver raggiunto il suo scopo. Ci riferiamo in particolare al problema del commercio elettronico.
Come è noto a tutti il commercio elettronico è stato in costante crescita nell’ultimo decennio ed ha avuto una ulteriore accelerazione con la pandemia, rappresentando attualmente il primo e più grande ostacolo dell’intermediazione reale. Nel nuovo AEC si riconosce tra gli obblighi della Preponente e tra i diritti dell’Agente quello della corretta informazione circa l’utilizzo da parte della Azienda di canali promozionali e di vendita ulteriori rispetto al canale agenziale. In particolare, in sede di stipula del contratto di agenzia, o durante lo svolgimento del contratto, la Preponente dovrà comunicare l’eventuale utilizzo diretto di piattaforme di commercio elettronico, di call center e/o di siti web aziendali per promuovere e vendere i propri prodotti e/o servizi dichiarando anche se tali servizi possano essere utilizzati dai clienti rientranti nell’esclusiva attribuita all’agente. Non solo, nel caso di ordinativi di beni e servizi effettuati dai clienti tramite piattaforme di commercio elettronico, o call center o siti web aziendali, premessa la necessità di apposita specifica informativa all’agente circa l’utilizzo da parte dell’azienda di tali ulteriori canali promozionali, la Preponente debba comunque inviare all’Agente o Rappresentante idonea documentazione contabile (estratto conto o copie fatture) riconoscendo altresì, in assenza di patto contrario, all’Agente o Rappresentante per la zona o per la clientela affidate gli in esclusiva, una provvigione ridotta e pari al 60% dell’aliquota contrattualmente pattuita. Ad oggi l’AEC Federagenti è l’unico che offre una risposta concreta ed una tutela reale all’agente nei confronti del commercio elettronico.
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