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Tra il 2022 e il 2027 si prevede una riduzione di piccoli esercizi di circa 60mila unità
Confesercenti lancia l’allarme lavoro: nei negozi sono a rischio 100mila posti secondo i dati presentati dall’associazione di categoria. Il settore viene da un periodo difficile per la crisi e per il lockdown e a rendere la situazione ancora più dura è la competizione con l’online. I problemi per le imprese commerciali hanno causato, dal 2016 a oggi, la riduzione della forza lavoro per circa 73mila unità, di cui oltre 30mila dal 2019. Tra il 2022 e il 2027 si prevede una “redistribuzione delle quote di mercato tra online” e negozi, con una riduzione “di piccoli esercizi di circa 60mila unità”, e 100mila posti di lavoro in meno.
Un settore, quello del commercio, del turismo e dei servizi che, dopo il grande crollo causato dalla pandemia, ora fa i conti con l’impatto dell’inflazione alle stelle e la conseguente perdita del potere d’acquisto delle famiglie che riduce la spesa. In una fase economica di difficoltà più o meno generalizzata segnalata anche dall’andamento della produzione industriale, che ad ottobre, sulla base dei dati Istat, scende per il secondo mese consecutivo, con un calo dell’1% rispetto a settembre. Nel confronto annuo, il calo arriva all’1,6%.
I numeri presentati da Confesercenti sono pesanti: la spesa andata in fumo quest’anno proprio a causa dell’inflazione raggiunge i 7,2 miliardi di euro. Fino al 2025 l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie raggiungerà i 22 miliardi e porterà un calo dei consumi di almeno 17 miliardi. Dunque, si tira la cinghia e anche per i regali di Natale si spenderà meno: in media 197 euro a persona, un budget inferiore rispetto ai 238 euro dell’anno scorso.
Tra il 2022 e il 2027 si prevede una riduzione di piccoli esercizi di circa 60mila unità
Confesercenti lancia l’allarme lavoro: nei negozi sono a rischio 100mila posti secondo i dati presentati dall’associazione di categoria. Il settore viene da un periodo difficile per la crisi e per il lockdown e a rendere la situazione ancora più dura è la competizione con l’online. I problemi per le imprese commerciali hanno causato, dal 2016 a oggi, la riduzione della forza lavoro per circa 73mila unità, di cui oltre 30mila dal 2019. Tra il 2022 e il 2027 si prevede una “redistribuzione delle quote di mercato tra online” e negozi, con una riduzione “di piccoli esercizi di circa 60mila unità”, e 100mila posti di lavoro in meno.
Un settore, quello del commercio, del turismo e dei servizi che, dopo il grande crollo causato dalla pandemia, ora fa i conti con l’impatto dell’inflazione alle stelle e la conseguente perdita del potere d’acquisto delle famiglie che riduce la spesa. In una fase economica di difficoltà più o meno generalizzata segnalata anche dall’andamento della produzione industriale, che ad ottobre, sulla base dei dati Istat, scende per il secondo mese consecutivo, con un calo dell’1% rispetto a settembre. Nel confronto annuo, il calo arriva all’1,6%.
I numeri presentati da Confesercenti sono pesanti: la spesa andata in fumo quest’anno proprio a causa dell’inflazione raggiunge i 7,2 miliardi di euro. Fino al 2025 l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie raggiungerà i 22 miliardi e porterà un calo dei consumi di almeno 17 miliardi. Dunque, si tira la cinghia e anche per i regali di Natale si spenderà meno: in media 197 euro a persona, un budget inferiore rispetto ai 238 euro dell’anno scorso.
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