Immagine di copertina di: “Basta lavoro insicuro, la politica si confronti con tutto il mondo sindacale”

Il monito del Segretario generale, Francesco Cavallaro, a poche ore dal termine per la presentazione delle liste elettorali in vista delle elezioni politiche del 25 settembre


“Il Paese non può permettersi di tornare indietro, ma neppure accontentarsi dello stato attuale. Il lavoro dovrebbe essere al primo posto sul taccuino degli impegni di ogni candidato. ‘Basta lavoro insicuro e povero’ dovrebbe essere lo slogan di tutti i partiti. Insicuro perché precario e fatto di salari bassi. Elementi di incertezza che costringono i nostri giovani a rimanere a casa con i genitori o ad emigrare all’estero e che hanno fatto calare drasticamente le nascite, rendendo l’Italia sempre più povera anche di capitale umano. Insicuro perché sempre più pericoloso. In Italia più di tre persone al giorno perdono la vita durante lo svolgimento della propria attività lavorativa. Povero perché le retribuzioni sono troppo basse ed anche le riduzioni del prelievo Irpef non sono determinanti per migliorare significativamente le condizioni dei singoli. Cosa dobbiamo aspettare ancora per definire le contromisure atte ad invertire questa condizione? Abbiamo bisogno di riforme decise per rimettere in piedi il Paese anche alla luce degli aumenti di materie prime, energia e carburanti, per mettere più soldi in tasca a lavoratori e pensionati e allo stesso tempo consentire agli imprenditori di investire su nuova forza lavoro. Si può e si deve fare di più per garantire maggiori risorse alle fasce più deboli.   Se aumenta il costo della vita gli stipendi non possono restare gli stessi. E non ci si può accontentare di risorse messe un po’ qui e un po’ lì per creare misure senza alcuna visione e risultati tangibili. E poi bisogna riaprire al più presto la discussione sulle pensioni e la flessibilità in uscita, ma soprattutto, visti gli effetti, il vigente sistema di  calcolo contributivo. I numeri legati a quota 100 e quota 102, ben al di sotto delle aspettative, ci dicono che le persone hanno paura di andare in pensione e preferiscono lavorare fino all’ultimo giorno utile piuttosto che mettersi in quiescenza con le normative vigenti che tagliano, e taglieranno sempre più, l’assegno mensile. La politica si confronti di più e meglio con tutto il mondo sindacale”.

Immagine di copertina di: “Basta lavoro insicuro, la politica si confronti con tutto il mondo sindacale”

Il monito del Segretario generale, Francesco Cavallaro, a poche ore dal termine per la presentazione delle liste elettorali in vista delle elezioni politiche del 25 settembre


“Il Paese non può permettersi di tornare indietro, ma neppure accontentarsi dello stato attuale. Il lavoro dovrebbe essere al primo posto sul taccuino degli impegni di ogni candidato. ‘Basta lavoro insicuro e povero’ dovrebbe essere lo slogan di tutti i partiti. Insicuro perché precario e fatto di salari bassi. Elementi di incertezza che costringono i nostri giovani a rimanere a casa con i genitori o ad emigrare all’estero e che hanno fatto calare drasticamente le nascite, rendendo l’Italia sempre più povera anche di capitale umano. Insicuro perché sempre più pericoloso. In Italia più di tre persone al giorno perdono la vita durante lo svolgimento della propria attività lavorativa. Povero perché le retribuzioni sono troppo basse ed anche le riduzioni del prelievo Irpef non sono determinanti per migliorare significativamente le condizioni dei singoli. Cosa dobbiamo aspettare ancora per definire le contromisure atte ad invertire questa condizione? Abbiamo bisogno di riforme decise per rimettere in piedi il Paese anche alla luce degli aumenti di materie prime, energia e carburanti, per mettere più soldi in tasca a lavoratori e pensionati e allo stesso tempo consentire agli imprenditori di investire su nuova forza lavoro. Si può e si deve fare di più per garantire maggiori risorse alle fasce più deboli.   Se aumenta il costo della vita gli stipendi non possono restare gli stessi. E non ci si può accontentare di risorse messe un po’ qui e un po’ lì per creare misure senza alcuna visione e risultati tangibili. E poi bisogna riaprire al più presto la discussione sulle pensioni e la flessibilità in uscita, ma soprattutto, visti gli effetti, il vigente sistema di  calcolo contributivo. I numeri legati a quota 100 e quota 102, ben al di sotto delle aspettative, ci dicono che le persone hanno paura di andare in pensione e preferiscono lavorare fino all’ultimo giorno utile piuttosto che mettersi in quiescenza con le normative vigenti che tagliano, e taglieranno sempre più, l’assegno mensile. La politica si confronti di più e meglio con tutto il mondo sindacale”.